Nella notte del 14 giugno 2017 un incendio divampò nella Grenfell Tower di Londra, un grattacielo di 24 piani situato nel quartiere di North Kensington, causando la morte di ben 72 persone.
Il rogo, la cui causa d’innesco fu un corto circuito provocato da un frigorifero difettoso in un appartamento del quarto piano, avvolse la facciata dell’edificio con una rara capacità distruttiva.
Nonostante la rapidità dei soccorsi, che portò la prima squadra di Vigili del Fuoco ad intervenire sul posto solo sei minuti dopo la chiamata, le operazioni impegnarono 250 pompieri, con l’ausilio di ben 45 autopompe.
Tuttavia, poiché il fuoco aveva già raggiunto il rivestimento esterno dell’edificio, la fatica dei soccorritori fu vana e l’incendio, che in un primo momento sembrò domato, si propagò rapidamente verso i piani superiori, in virtù dell’effetto camino.
L’adeguamento della normativa inglese in tema di prevenzione e sicurezza antincendio.
Come reagì il Regno Unito dopo questo tragico evento? Quali accorgimenti tecnici furono adottati per evitare il ripetersi di fenomeni di quella stessa, terribile, portata distruttiva?
Già a partire dal 2018, la normativa antincendio inglese è stata aggiornata, nel tentativo di assicurare un livello di sicurezza sempre maggiore e costante per tutti gli edifici più alti di 18 metri, ossia con un’altezza rilevante in termini di superficie potenzialmente esposta a combustione, comunque originata.
Con una revisione della principale normativa sulla sicurezza degli edifici dalla portata storica, fu introdotto il divieto assoluto di utilizzare materiali infiammabili, per il rivestimento e la copertura degli edifici di altezza antincendio superiore a 18 metri.
La Torre dei Moro, l’incendio di Torino e la regola verticale.
Qualche anno dopo, prima con l’incredibile incendio dell’innovativa Torre dei Moro di Milano (fine agosto 2021) e poi con quello di Palazzo Lagrange a Torino, verificatosi a pochi mesi dal primo (nell’ottobre dello stesso anno), fu l’Italia a sperimentare direttamente la capacità distruttiva del fuoco e solo per un caso fortuito non vi furono le stesse tragiche conseguenze in termini di vite umane.
Anche in questi casi, i materiali di copertura degli edifici, altamente infiammabili, ed il famigerato effetto camino, furono protagonisti.
L’aria calda più leggera, infatti, tende a salire verso l’alto e richiama verso il basso l’aria fredda più leggera; ciò favorisce lo sviluppo verticale delle fiamme.
Anche nel nostro Paese la reazione è stata rapida, ed il 29 giugno 2022 diverrà obbligatoria la c.d. regola verticale, di cui al DM 18/05/2022.
Essa si applica agli edifici di altezza antincendio superiore a 24 metri, ed individua il metodo per la valutazione del rischio e la strategia antincendio, dalla prima reazione al fuoco alla gestione dell’esodo.
Cosa si deve ancora migliorare affinché l’Italia possa colmare il gap con il Regno Unito.
Sicuramente molto è stato fatto con l’adozione della regola tecnica verticale; secondo i tecnici, però, occorrerebbe osare di più.
In particolare, abbassare l’altezza rilevante ai fini antincendio e, come nel Regno Unito, vietare in maniera assoluta l’impiego di materiali infiammabili per la copertura degli edifici.
Entrambi questi accorgimenti, infatti, mancano nella nuova norma e, probabilmente, ne costituiscono il vero tallone d’Achille.