In occasione della presentazione del 15° Rapporto sulla Finanza Immobiliare, si è svolto l’8 giugno ultimo scorso l’evento “Famiglie e Investitori alla prova di un Abitare Arricchito”, nel corso del quale Nomisma ha illustrato i risultati dell’indagine sullo stato di salute delle famiglie italiane, dopo più di due anni dall’inizio della pandemia.
Lo studio, che ha analizzato i cambiamenti delle condizioni sociali, economiche ed abitative degli italiani, alla luce delle vicende che hanno interessato il nostro Paese nell’ultimo biennio, ha evidenziato risultati contrastanti.
I risultati dell’analisi Nomisma: dati divergenti
Ad un insospettato dinamismo sul mercato immobiliare, nonostante le preoccupazioni per le difficoltà reddituali ed economiche, e ad un marcato aumento della propensione all’acquisto, fanno da contraltare la, conseguente, maggiore dipendenza da mutuo e la fragilità di chi resta in affitto, non potendo comprare la prima casa.
E se l’inflazione erode la capacità di risparmio, emerge, per altro verso, la volontà delle famiglie italiane di acquistare un’abitazione che sia perfettamente rispondente alle proprie esigenze, secondo una concezione “antropologica” dell’abitare.
Non una casa qualsiasi, dunque, ma una dimora che sia perfettamente rispondente ai bisogni del nucleo familiare; altrimenti, meglio rimanere in affitto, posto che per il 58,7% dei conduttori, la locazione abitativa resta l’unica opzione saldamente percorribile, considerata la mancanza di risorse economiche a disposizione, per vivere in maniera più serena.
Le prospettive per il futuro
Dall’indagine condotta da Nomisma, emergono ulteriori dati contrastanti sul fronte delle aspettative per il futuro prossimo.
Se, infatti, è in crescita la percentuale di famiglie che ritiene il proprio reddito adeguato per far fronte alle spese primarie (dal 28,2% del 2021 al 35,5% del 2022), e, contestualmente, diminuisce il numero di coloro i quali si dichiarano insoddisfatti del proprio reddito (dal 20,9% del 2021 al 15,8% del 2022), per altro verso, aumentano le famiglie che negli ultimi 12 mesi hanno accumulato ritardi nei pagamenti dell’affitto o del mutuo.
Restano, in ogni caso, distanti i livelli di criticità evidenziatisi nel 2020.
La ripresa degli investimenti nel mercato immobiliare
Infine, un dato che lascia spazio all’ottimismo: nonostante le preoccupazioni da sempre caratterizzanti i periodi di guerra, ben 3,5 milioni di famiglie dimostrano interesse verso una nuova condizione abitativa.
Quasi 900mila tra queste hanno, concretamente, intrapreso iniziative rivolte all’acquisto, attraverso la stipula di nuovi contratti di mutuo, o comunque di finanziamento destinati alla ristrutturazione della prima casa.
Ancora una volta, dunque, l’iniziale, generalizzato, clima di sfiducia e di pessimismo si è tradotto in una nuova occasione di ripartenza e di crescita, nonostante negli ultimi mesi il mercato immobiliare risenta, in maniera negativa, dello stallo del superbonus 110%, determinato dal (temporaneo?) blocco della cessione dei crediti.